La sera del 23 settembre ci ha lasciato il prof. Giancarlo Trentini. Aveva 89 anni. Membro del Laboratorio Scientifico dell’Osservatorio Permanente Giovani e Alcool fin dalla fondazione, ne è stato Presidente dal 2009 al 2015. A nome del Direttivo, dell’Assemblea e del Laboratorio Scientifico formuliamo un pensiero deferente alla memoria del prof. Trentini. Alla signora Cristina, ai figli Riccardo ed Andrea e alla Famiglia tutta, esprimiamo le nostre sentite condoglianze.
Con la scomparsa di Giancarlo Trentini avvenuta la sera del 23 settembre nella sua Milano, l’Osservatorio perde una delle figure che più hanno segnato la sua storia quasi trentennale. Quando, tra il 1990 ed il 1991, Giuseppe De Rita ed Enrico Tempesta perfezionarono con Daniele Rossi l’ipotesi di una compagine scientifica cha portasse un ragionamento nuovo ed interdisciplinare sul tema dei consumi e abusi di bevande alcoliche in grado di affiancare la prevalenza delle discipline mediche, il nome di Trentini venne fatto tra i primi come quello di un profilo rispondente all’esigenza di un rinnovamento della prospettiva culturale negli studi alcologici. Fu fatto con prudenza, perché non era affatto scontato che il Professor Trentini accogliesse con interesse e favore la proposta di collaborazione di una realtà nuova e nascente. All’epoca Trentini, anche per ragioni anagrafiche, era un docente e un consulente affermato con un profilo scientifico alto e la fama di personalità “influente”. Invece il dubbio si sciolse nel migliore dei modi. Giancarlo afferrò subito il senso e in parte la provocazione della nuova iniziativa e aderì senza chiedere troppe spiegazioni e porre condizioni al nascente Osservatorio. Fu l’inizio di un rapporto che sarebbe durato ininterrottamente per più di 25 anni.
Nella fase iniziale del lavoro del Laboratorio Scientifico dell’Associazione il perno della discussione verteva sui rapporti tra discipline clinico-mediche e apporto delle scienze sociali. La struttura multidisciplinare delle partecipazioni scientifiche all’Osservatorio era stata pensata per tenere insieme le due anime lasciando a De Rita e Tempesta il compito di sorvegliare la discussione in modo da temperare gli eccessi polemici e le gelosie disciplinari che inevitabilmente un gruppo così eterogeneo portava con sé. Trentini alternava l‘ascolto a interventi sempre puntuali e progressivi. Non amava la polemica fine a se stessa e detestava le difese d’ufficio rivelatrici di rigidità e mantenimento di interessi di bottega o di carriera. Paradossalmente il suo modo di interloquire, poteva apparire a chi lo conosceva poco o non era abituato alla sua lunghezza d’onda, assertivo e quasi dogmatico. Il suo modo di interpretare il lavoro scientifico in psicologia beneficiava in modo vantaggiosissimo della sua duplice appartenenza: laureato in medicina e tra i primi nell’Italia del dopoguerra a perseguire la ricerca in psicologia. In quegli anni nelle facoltà mediche, la psicologia era relegata ad esame complementare.
Laureatosi medico alla Statale di Milano, il giovane Trentini frequentò il prestigioso Laboratorio di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano diretto da Padre Agostino Gemelli, fondatore della Cattolica e nume tutelare della psicologia sperimentale in Italia. ottenendo, tra i primi in Italia, la specializzazione in psicologia. Di quella esperienza al Laboratorio di Gemelli, Trentini serbava un ricordo grato e incancellabile.
Una memoria degli anni giovanili di Trentini non può trascurare il forte impegno che lo studente di medicina mise nel progetto di edificazione e lancio della Maison d’Italie, la casa degli studenti italiani presso la Cité Universitaire di Parigi. Da rappresentante dell’Unione Goliardica Italiana – UGI, infatti, alle riunioni degli studenti di Europa a Parigi, Trentini si impegnò a fondo per sanare quello che riteneva essere un “vulnus” per la comunità scientifica italiana: la mancanza di un pensionato universitario e di un centro di aggregazione per studenti e professori italiani presso la Città Universitaria degli atenei parigini. Nei primi anni ’60Trentini ampliò i suoi temi di studio in psicologia e psicologia sociale contribuendo al lancio del Dipartimento al Policlinico Gemelli di Roma, per poi pervenire alla Cattedra di Psicologia all’Università di Venezia nel 1975.
Trentini collaborò assiduamente al lavoro dell’Osservatorio. Grazie alle sue competenze, ebbe un ruolo essenziale nello stabilire una relazione vitale tra gli approcci motivazionali propri delle scienze umane e il rigore sperimentale delle discipline “dure”. Riusciva con successo a tratteggiare lo sfondo che doveva guidare il lavoro degli sperimentali, e quindi anche delle discipline epidemiologiche, con le necessarie aperture ai contesti vitali dei comportamenti collegati all’alcol.
Oltre ad antiche pubblicazioni sull’abuso di alcol, mantenne per molti anni l’interesse a modellizzare i comportamenti di aggregazione giovanile e a studiare i gruppi dal punto di vista valoriale.
Come Presidente dell’Osservatorio succedette a Umberto Veronesi, mantenendo un profilo alto, anche politico, ma al contempo capace di intrattenere rapporti individuali affettuosi, a volte quasi “goliardici”, con i singoli membri del Laboratorio Scientifico. Negli ultimi anni, mantenne un profilo affettuoso, un interesse reale e una gelosa custodia dei principi di indipendenza scientifica dell’Associazione.
Nell’interazione personale e nelle situazioni di gruppo, Giancarlo mostrava un profilo di personalità originale e per molti aspetti sorprendente. Sapeva alternare, quasi da mattatore del palcoscenico, toni misurati e felpati a improvvisi scatti che spiazzavano l’interlocutore ed il pubblico con battute fulminanti e giudizi sprezzanti. Era un conversatore amabilissimo, un maestro nella capacità di attrarre l’attenzione e di ottenere il silenzio durante i suoi discorsi e, nelle situazioni accademiche, talvolta, un chairman “luciferino”. Il prof. Trentini, soprattutto per chi non lo conosceva, poteva apparire distaccato e anche intimorente. Molti, anche tra i colleghi e gli esperti, percepivano questa sensazione su cui Giancarlo giocava con qualche compiacimento. Ma la frequentazione e l’amicizia attenuavano benevolmente questo disagio iniziale.
Giancarlo Trentini è stato uno psicologo attento ai dettagli. Concepiva il lavoro scientifico prima di tutto come capacità di osservazione : valutava con molta serietà le anomalie e le contradizioni e diffidava dalle generalizzazioni facili e dalle teorie omnicomprensive. Le sue capacità dialettiche e un uso intelligente del dubbio hanno contribuito in maniera molto positiva a formare lo stile del Laboratorio Scientifico dell’Osservatorio. Il che non vuol dire consenso unanime, cosa di cui per altro Giancarlo diffidava. Questa crediamo sia la sua lezione che pensiamo di dover conservare e sviluppare.