Si è riunito a Confindustria la mattina del 29 marzo 2017 il Laboratorio Istituzionale dell’Osservatorio Permanente sui Giovani e L’Alcool.
Nei suoi 25 anni di attività l’Osservatorio ha ripetutamente creato occasioni di contatto tra l’industria delle bevande alcoliche, la comunità scientifica ed i decisori politico-istituzionali per discutere su solide basi scientifiche aspetti specifici e spesso critici della presenza delle bevande alcoliche nella società.Il Laboratorio Istituzionale, organo previsto dallo statuto dell’Osservatorio, assolve alla funzione di allargare la partecipazione al dibattito alcologico nazionale. Favorire l’incontro del mondo della ricerca con quello sanitario e d’impresa è parte importante della diffusione di una cultura del bere responsabile. Pertanto l’Osservatorio si fa portatore tramite il Laboratorio Istituzionale di una strategia di dialogo tra le parti.
Il Laboratorio Istituzionale si avvale della formula del seminario ad inviti nel quale gli esponenti di sanità pubblica e della drinking industry discutono con i ricercatori su temi di particolare rilievo intorno al consumo e all’abuso di bevande alcoliche. Il tema scelto per il laboratorio Istituzionale 2017 è Come costruire un modello di consumo responsabile delle bevande alcoliche a partire da una discussione sui livelli di rischio accettabili per la salute in una popolazione come quella Italiana abituata ad uno stile di consumo di tipo mediterraneo. Traccia della giornata era il documento l’Alcologia sociale sulle soglie di rischio e l’età legale al bere, predisposto negli scorsi mesi dai membri del Laboratorio Scientifico dell’Osservatorio e circolato tra esperti di varie discipline e poi pubblicati su Sviluppo Salute (luglio 2016), Medicina delle Dipendenze (dicembre 2016), e Mission, organo di Federserd (marzo 2017).La discussione è stata introdotta da due relazioni dei Professori Stefano Canali (SISSA Trieste) e Fulvio Ursini (Università di Padova). La prospettiva della ricerca in ambito neurofisiologico – ha argomentato Canali – evidenzia bene come i meccanismi di rewarding, evoluzionisticamente selezionati per regolare i sistemi di appetito/soddisfazione, interagiscono progressivamente con la corteccia prefrontale del cervello dove si sedimentano i meccanismi preposti alle risposte razionali. La disregolazione di questo equilibrio favorisce l’insorgere delle patologie di addiction. Le ricerche in corso indicano quali siano i processi coinvolti su cui agire per ripristinare l’equilibrio. Fattori neurochimici e fattori comportamentali sono perciò intimamente connessi e le strategie di recupero delle personalità esposte all’addiction beneficiano oggi di un quadro teorico molto articolato che permette di avere approcci terapeutici integrati che tengono conto in modo unitario dei meccanismi biologici e degli stimoli comportamentali. Fulvio Ursini ha descritto con precisione i meccanismi biochimici che presiedono ai fenomeni di ormesirelativi al mantenimento dell’omeostasi biologica comuni a molte molecole che vengono introdotte con gli alimenti o le bevande. La distinzione è quella dell’ormesi legata ai meccanismi nutrizionali dai meccanismi di adattamento all’introduzione dei farmaci. Nel fenomeno di ormesi, che include anche la risposta dell’organismo al consumo di bevande alcoliche, i meccanismi di stimolazione e reazione sono fondamentali al mantenimento delle funzioni vitali. Pertanto non solo si ha un’ individualizzazione della risposta ormetica ma anche una situazione per cui l’effetto di stimolazione da sostanza entro certo range di dose è positivo (in quanto induce degli adattamenti) ma diventa negativo all’aumentare della dose. I temi del paper sono poi stati ripresi da due interventi del Professor Walter Ricciardi presidente dell’Istituto Superiore Sanità e del dott. sa Liliana La Sala del Dipartimento della prevenzione del Ministero della Salute. Entrambi hannosottolineato l’evidenza che la ricerca epidemiologica ha prodotto dei vari rischi alcol-correlati e della necessità di tenere, ai fini della salute pubblica e del contenimento della spesa sanitaria, sotto controllo i consumi eccedentari. Sia la strategie italiana sia quella europea comportano un bilanciamento delle azioni normative di sostegno alla salute pubblica che, nel caso delle bevande alcoliche, prevedono un mix di strumenti che vanno dall’informazione ed educazione precoce alla conoscenza del rischio, alla leva fiscale come fattore di riduzione del consumo critico. Roberta Pacifici (ISS), ha descritto con dati aggiornati l’area del policonsumo che tocca una parte piccola ma non trascurabile di comportamenti giovanili. Si tratta di un’emergenza dell’eccedenza che allude ad una zona molto rischiosa che comporta la diffusione di sostanze sintetiche di cui non sono stati ancora definiti i profili tossicologici e le conseguenze per la salute. Sono stati anche messi in rilievo i compiti di indirizzo sugli obiettivi di salute e le correlate strategie di prevenzione. Fondamentale il richiamo – fatto dalla dottoressa Simona Pichini dell’ISS – alla dimensione della sindrome feto alcolica nelle gestanti italiane e alle necessarie contromisure di prevenzione. A seguire, nelle sessioni di discussione –dedicate alla prevenzione, al ruolo dell’industria e della distribuzione commerciale, e al rapporto tra ricerca, territorio e servizi, rappresentanti dei settori coinvolti hanno ragionato sulle migliori strategie di tutela dello stile del bere moderato e delle azioni di protezione delle popolazioni più esposte a rischi, come i giovani e gli anziani. Partecipano alla sessione dedicata all’industria delle bevande alcoliche Andrea Bagnolini (direttore di Assobirra), Sandro Sartor (azienda Ruffino), Aldo Davoli, (Campari e Federvini e Daniele Rossi (Confagricoltura). Le imprese sono unite nel riconoscere la particolarità del settore delle bevande alcoliche in rapporto al tema della salute. In tal senso le iniziative volontarie delle aziende e delle associazioni d’impresa, finalizzate sia alla prevenzione dell’incidentalità stradale (se bevi non guidi) e della prevenzione della sindrome feto-alcolica (se aspetti un bambino l’alcol può attendere) e della cultura del bere responsabile (Wine in Moderation), testimoniano della presa di coscienza dell’industria rispetto a situazioni sensibili per la salute individuale e collettiva. Meno persuasive sono invece giudicate le misure di tipo fiscale, la cui efficacia sulle diverse tipologie di bevande alcoliche appare abbastanza contradditoria.Alfio Lucchini (Federserd), Mauro Cibin (ASL Dolo) e Maurizio Fea, nella sezione dedicate ai servizi e alle strategie locali e territorialihanno sottolineato l’aumento delle afferenze dei pazienti ai servizi. Il problema principale è quello della presa in carico precoce dei soggetti vulnerabili non solo per l’abuso di bevande alcoliche ma anche per le sostanze ed il gioco di azzardo patologico. Ciò richiede una riorganizzazione dei servizi ed un’ottica pluridisciplinare finalizzata ai comportamenti piuttosto che alla parcellizzazione delle sostanze. Cibin ha sottolineato come i consumi di alcol eccedentari presentino un’evoluzione che fa si che non esistano più gli alcolisti tradizionali caratterizzati dei sintomi delle patologie proprie dell’età agricola ed industriale a favore di comportamenti di eccedenza mascherati da una normalità che rende ancora più difficile la gestione clinica. L’approccio terapeutico però è ancora strutturato su fenomeni ormai sorpassati. Da qui la necessità di sviluppare un’azione di formazione e aggiornamento degli operatori e di rimodellamento dei servizi di alcologia.La dottoressa Cipullo del Ministero della pubblica Istruzione ha evidenziato la funzione irrinunciabile della scuola come luogo di prevenzione alludendo all’importanza di una presa in carico ancora più precoce investendo in progetti educativi sia sugli stili di consumo sia di abuso orientando l’azione di educazione sanitaria ai comportamenti e non tanto alle singole sindromi di dipendenza.
I lavori si sono conclusi con un intervento del viceministro delle politiche agricole Andrea Olivero che ha sottolineato con forza l’importanza di un aggiornamento continuo sul tema alcol e salute, essenziale per un paese come l’Italia dove il carattere e la vocazione culturalmente distintiva di molte produzioni del territorio costituiscono la prima e fondamentale barriera a derive di consumo eccedentario. La qualità del patrimonio alimentare italiano rappresenta al riguardo ancora un fattore di contestualizzazione prezioso di comportamenti all’insegna della moderazione e del consumo responsabile.
Enrico Tempesta, presidente dell’Osservatorio, ha concluso la giornata registrando il progresso costituito da una modello di discussione che affronta e non nega i problemi e consente ai decisori e ai portatori di interessi di confrontarsi sulle evidenze scientifiche in modo diretto, senza la mediazione di piattaforme pregiudiziali. Un invito implicito a ripetere l’esperienza in un futuro non troppo remoto.